Ippolito d’Este e la villa
Quando Ippolito d’Este arrivò a Tivoli nel 1550 in veste di Governatore, restò fortemente affascinato dalla natura incontaminata e dall’aria salubre che si respirava; un po’ meno, invece, dal vecchio convento diroccato che avrebbe dovuto fargli da abitazione.
Figlio di Alfonso d’Este e di Lucrezia Borgia (sì, proprio lei), Ippolito era da sempre avvezzo allo sfarzo e alla vita gaudente. Non era un santo, nella vita era spesso sceso a compromessi e aveva compiuto intrighi tali da macchiare indelebilmente l’anima, ma furono la passione per l’arte e l’archeologia a fargli apprezzare Tivoli: in fondo, quel polmone verde avrebbe potuto rappresentare il suo lato nobile, nascosto ai più.
Avviato alla carriera ecclesiastica sin da bambino, Ippolito ebbe vita piuttosto dissoluta, eppure nessuna donna riuscì a posarsi per più di qualche ora sul suo cuore quanto quello spicchio di paradiso. Decise dunque di trasformare il convento in una delle più maestose residenze che occhio umano avrebbe mai osservato. Villa d’Este avrebbe dovuto compiere su di lui quel che l’amore talvolta compie sugli uomini: renderlo immortale.
Villa d’Este, la nascita
I lavori furono affidati a Pirro Ligorio, noto architetto, pittore e antiquario, il quale aveva appena terminato con enorme successo il grottesco Parco dei Mostri di Bomarzo su commissione del Principe Pier Francesco Orsini. Il progetto della villa era davvero ambizioso: un giardino sfarzoso in una terra che, all’epoca, veniva chiamata Villa gaudente per il paesaggio mozzafiato che regalava ai passanti.
I primi anni cinquanta furono legati alle vicissitudini dello stesso Ippolito, destituito nel 1555 da papa Paolo IV Carafa, poi ripristinato nella carica da papa Pio IV e successivamente caduto in disgrazia per i pessimi rapporti di papa Pio V con i francesi. A rilento, i lavori della villa andarono avanti fino ad annettere i terreni circostanti per convogliare le acque del fiume Aniene nei cunicoli che avrebbero dovuto creare delle vere e proprie cascate naturali oltre che alimentare le fontane.
A lavori ultimati, Villa d’Este divenne, agli occhi di Ippolito e dei maggiori artisti dell’epoca che ne furono ispirati, un capolavoro dell’architettura e ingegneria.
Ippolito potè godere delle bellezze della villa per tre mesi soltanto, perché morì a Dicembre del 1572.
Villa d’Este oggi
Oggi resta molto della maestosità di un tempo, nonostante il trascorrere degli anni e l’acqua abbiano corroso le sculture e cancellato i preziosissimi marmi lucidi da cui sgorgavano i getti d’acqua.
Dal 2001, Villa d’Este è inserita nella lista Unesco del patrimonio mondiale.
Le peschiere
Disposte al centro della vegetazione e composte da tre enormi bacini, le Peschiere sfruttano un sistema naturale di alimentazione delle acque. Ancora oggi all’interno delle vasche sono presenti pesci d’acqua dolce che un tempo venivano utilizzati dagli ospiti per dilettarsi nella pesca.
Fontana dei draghi
La leggenda narra che la Fontana dei draghi fu costruita in una sola notte, nel settembre 1572, soltanto per omaggiare papa Gregorio XIII, in visita a Villa d’Este, perché lo stemma della sua famiglia, i Boncompagni, rappresentava draghi alati.
Fontana dell’Organo
Anche la fontana dell’Organo fu progettata da Pirro Ligorio. Particolarità di questa fontana, un meccanismo ad acqua che, attraverso il suo defluire, creava veri e propri motivi d’organo. Una vera rivoluzione, se pensiamo che ci troviamo in pieno Rinascimento.
Fontana di Pegaso
La fontana di Pegaso è spesso nascosta ai più, perché si trova tra le rocce e la vegetazione. Voluta da Pirro Ligorio, Pegaso ha un valore simbolico molto forte. La forma circolare della vasca, il cavallo alato che si spiega in volo a simboleggiare la libertà e la creatività.
Una scultura identica, voluta ancora una volta da Pirro per omaggiare gli Orsini, si trova nel parco dei mostri di Bomarzo. Qui, Pegaso vola verso l’olimpo per esser domato da una donna: Atena. Ma questa è un’altra storia, che un giorno sarà raccontata.
3 Comments
Francesca
Gennaio 18, 2019 at 1:18 pmÉ bellissima, mi hai ridestato ricordi che… non ricordavo di avere! Ci sono andata in gita con la scuola (nel millennio scorso) e mi colpì tantissimo per la quantità di fontane e di acqua. Ora l’apprezzerei molto di più. Che meraviglia <3
Francesca
Gennaio 20, 2019 at 11:28 amCiao Francesca, passaci ancora se puoi, ne vale la pena. Mi dicono che di sera è fantastica
Chiara Pancaldi
Ottobre 30, 2020 at 8:14 pmSiamo stati a Villa d’Este ormai troppi anni fa, in un on the road del Lazio nei dintorni di Viterbo…bellissima!